Sperimentale italiano è l'appuntamento mensile che la Cineteca Nazionale dedica al cinema di ricerca e d'artista degli anni Sessanta e Settanta (con delle piccole incursioni nei decenni successivi). In quegli anni, infatti, artisti di varia
provenienza e giovani autori fanno del cinema il loro mezzo di elezione, oltre e contro le forme e i linguaggi del cinema narrativo tradizionale. Si "riscrive" la storia del cinema, indagandone le possibilità comunicative latenti, la struttura
tecnologica di base e le dinamiche percettive. Il cinema torna ad essere una terra incognita da esplorare con l'euforia e l'entusiasmo dei pionieri. Se a livello culturale e organizzativo il cinema underground americano è un punto di riferimento fondamentale, esso non racchiude né definisce l'esperienza italiana, che mantiene una forte identità e peculiarità. La ricchezza e varietà di temi, stili e tecniche del cinema sperimentale italiano sono il fulcro di questo appuntamento,
che vorrebbe squarciare il buio del sottosuolo in cui queste opere sono state a lungo dimenticate e offrire la possibilità al pubblico di conoscere una parte poco nota del patrimonio cinematografico italiano. Da alcuni anni la Cineteca Nazionale lavora al recupero e alla preservazione di questi film e Sperimentale italiano è la presentazione dei primi risultati di questo progetto.
I film sonos tati suddivisi in dieci programmi, che verranno alternati sia all'interno della medesima giornata sia lungo i mesi che seguiranno, in modo da dar conto in maniera completa, ma al contempo aperta, del caleidoscopico universo di questa
produzione.
Recupero della giornata di febbraio annullata per il maltempo
ore 17.00
Le je à la camera
Ciao ciao (1967)
Regia: Adamo Vergine; fotografia, montaggio: A. Vergine; durata: 6'
Il film è stato realizzato prelevando quattro sequenze, tipiche del cinema
familiare (il saluto), dal primo film-ricordo che l'autore girò in 8mm nel 1955
durante una gita. Le varie sequenze sono state unite ad anello in modo che si
ripetessero sempre e proiettate su un vetro smerigliato e questa proiezione è
stata filmata.
a seguire
X chiama Y (1967)
Regia: Mario Masini; fotografia, montaggio: M. Masini; durata: 66'
Mario Masini, diplomato in fotografia al Centro Sperimentale, direttore della
fotografia e operatore dei film di Carmelo Bene e dei fratelli Taviani, crea
da regista questo piccolo film di famiglia che destabilizza però i clichés del
cineamatore. La moglie, i figli, l'intimità della casa sono gli oggetti d'amore
della mdp di Masini. «Volevo fare un film che fosse una lode alla donna, in
questo caso alla mia prima moglie, che fu sempre il mio soggetto preferito. XX è il cromosoma femminile, XY quello maschile; togliendo gli X sia nel primo, sia nel secondo fattore, otteniamo X per la donna, Y per l'uomo. Quindi la donna
chiama l'uomo. Cioè la donna desidera che l'uomo sia più attento, più presente
nel rapporto col mondo, più concreto e meno astratto» (Masini).
a seguire
Film (1967)
Regia: Mario Schifano; fotografia, montaggio: M. Schifano; durata: 15'
Prima della realizzazione dei tre lungometraggi Mario Schifano dirige la macchina da presa verso le persone che lo circondano a creare dei veri e propri diari filmati. I suoi amici, la compagna del tempo e gli artisti che frequentava sono ritratti nella loro quotidianità o oggetto dello sguardo meccanico della mdp, filtro attraverso cui poter guardare il mondo esterno. Protagonisti del film
sono: Annie Girardot, Renato Salvatori, Ettore Rosboch, Anna Carini, Keith Richards.
ore 19.00
Attorno al '68. Il reale non può attendere
Occhio privato sul nuovo mondo (1970)
Regia: Alfredo Leonardi; fotografia, montaggio: A. Leonardi; durata: 70'
Nel 1969, per circa un anno, Leonardi vive negli Stati Uniti. I frutti di questa permanenza sono il libro Occhio mio dio: il New American Cinema, pubblicato nel 1971, e questo documentario in super8, nel quale, accanto al lirismo dei film
precedenti e alla presenza degli artisti della scena underground di New York e San Francisco, si delinea l'attenzione verso i movimenti politici americani più radicali quali il Black Panther Party e i portoricani. Si ha qui insomma un
primo momento di ripensamento rispetto le scelte artistiche e esistenziali fatte in precedenza, che porterà negli anni successivi Leonardi a realizzare cinema militante.
a seguire
C- La casa del fuoco (1970)
Regia: Anna Lajolo e Guido Lombardi; fotografia, montaggio: A. Lajolo, G.
Lombardi; durata: 21'
«Michele Volpi, "guarda macchine" della via Appia Nuova, nei riflessi indefiniti della sua realtà scopre una "visione" e la recita come allegoria dell'opulenza, come ruolo al banchetto storico cui ha diritto ma che ancora non consuma perché si accinge a apprenderne il significato. Questo film vuole tener presente che il cinema oltre che un interrogativo sul cinema, dovrebbe essere un
interrogativo sull'uomo» (Lajolo-Lombardi)
ore 21.00
Cinema soggettivo. Miti e nuove cosmogonie
La favolosa storia (1967-68)
Regia: Tonino De Bernardi; fotografia, montaggio: T. De Bernardi; durata: 90'
«La favolosa storia è un trittico che comprende: Il vaso etrusco, "ritratto a quattro, data una situazione. Si parte e si fa il cammino assieme, con i quattro dentro il contenitore, e si incontrava la vita la morte il sorriso gli affetti la festa, ma con molto sentimento"; il bestiario, per proiezione su quattro schermi sovrapposti in parte a modo di croce sbilenca e "avendo primieramente ogni
petalo colore e profumo singoli ma di poi risultando corolla di rosa e mughetto e giglio e fiordaliso e olezzante carciofo"; il sogno di Costantino per tre proiettori e per la Messa da Requiem di Cherubini: la morte e la resurrezione, la carne, il teatro, il travestimento, la sacra rappresentazione, la trasfigurazione, l'occhio
che vede, il passato, fermare il momento, la luce, l'archetipo mascherato, l'amplesso mistico con la natura matrigna» (De Bernardi).
Il film, girato in 8mm, è stato digitalizzato dalla Cineteca Nazionale con la
supervisione di Tonino De Bernardi.